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Essere donne oggi: il mio impegno 

Non trovo facile essere donna al giorno d’oggi. In molti settori si va avanti e profonde innovazioni vengono introdotte: Internet, cellulari, connessioni wireless, robot sempre più umani, ricerca spaziale ... tutte innovazioni tecnologiche. Sul piano sociale arranchiamo. Le assemblee elettive (Parlamento, Consigli Comunali, Provinciali e Regionali) sono pressoché monopolio degli uomini. Nel Parlamento italiano ben l’80% dei parlamentari è uomo. In Italia anche nei luoghi di lavoro esiste il monopolio maschile per le posizioni dirigenziali: nel 2007 i dirigenti uomini sono il 75% (su 100 dirigenti 75 sono uomini, 25 sono donne).
Siamo come nel mezzo del guado: possiamo lavorare, vivere da sole, siamo più indipendenti, ma nello stesso tempo non possiamo vivere tutta la nostra femminilità e libertà. Nei posti di lavoro e in quelli pubblici in generale è meglio se ci comportiamo come uomini: aggressive e competitive (Rapporto di ricerca). Non siamo più solo madri, siamo anche lavoratrici, professioniste. Però questo connubio non è pienamente accettato e tanto meno valorizzato. Al più è appena tollerato.

Gli uomini hanno le loro reti e frequentazioni sociali. Io ho sentito il bisogno di avere una rete di contatti al femminile. Per vedere se si può fare qualcosa per aiutarci a vicenda e mantenere la nostra autonomia di pensiero e di pratiche.
Così nel 1999 mi sono iscritta ad Emily in Italia-Torino (oggi EmilyTorino), un’associazione di donne torinesi, la cui mission è la promozione e il sostegno dell’autonomia professionale, culturale e politica delle donne. Le nostre attività hanno incluso l’organizzazione di corsi di formazione, seminari, dibattiti, diffusione di informazioni per accedere a Consigli di Amministrazione, sostegno a campagne elettorali, etc.. Emily in Italia-Torino è in stand-by dall'autunno 2010. Ora sono attiva nel Collettivo Civico delle Donne per il Comune di Torino, di cui curiamo una pagina pubblica su Facebook.

Recentemente ho pubblicato un libro di testo per corsi di Statistica sociale, in cui ho introdotto un'innovazione linguistica: il femminile non marcato. Nella lingua italiana si utilizza il maschile non marcato per riferirsi sia agli uomini sia alle donne. Questa pratica linguistica nasconde il femminile nel maschile, e di fatto non dà visibilità alle donne e alla differenza di genere. Nello scrivere il libro di testo citato mi sono posta il problema di come riequilibrare questa situazione svantaggiosa per le donne. La soluzione è stata quella di utilizzare forme neutre. Ma quando questo non è stato possibile, ho usato il femminile come femminile non marcato. Il testo è stato recensito positivamente da due esperte di linguistica sul sito di Kila  il 29 ottobre 2007, Cristina Bracchi e Rachele Raus dell'Università degli Studi di Torino (recensioni).

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